A leggere i commenti ai capitoli dei 'Discorsi' in cui Machiavelli condanna il cristianesimo quale religione inadatta a suscitare la virtù, sembra che tale critica emerga come un caso del tutto eccezionale nel panorama culturale e religioso italiano del primo Cinquecento. A consegnare alla storiografia l’immagine di assoluta novità del giudizio machiavelliano sono stati forse i primi critici di Machiavelli stesso, da Sepúlveda a Osorio a Botero. Ciò ha impedito che si guardasse indietro per cercarne una migliore contestualizzazione. Il presente saggio cercherà di mettere in relazione la posizione di Machiavelli con quella degli accademici romani, il gruppo di umanisti guidati da Pomponio Leto implicati nella congiura del 1468 contro Paolo II. Tra le accuse formulate contro i congiurati, quella di critica del cristianesimo assumeva un ruolo centrale. Questo contributo si propone di riconsiderare l’intera questione attraverso una rilettura della documentazione esistente a partire dal testo, che qui si pubblica per la prima volta, di un’elegia semisconosciuta di Marco Antonio Franceschini, umanista romano e amico di Callimaco Esperiente (Filippo Buonaccorsi). Grazie alla valorizzazione di fonti fino ad ora poco considerate, come il 'De comparatione rei publicae et regni' di Aurelio Lippo Brandolini, non apparirà più così profondo il divario che sembra separare due mondi culturali sulla carta agli antipodi: l’umanesimo dell’Accademia pomponiana e Machiavelli.

«Initium abolendae fidei». Dagli accademici romani a Machiavelli: una nuova fonte per la storia dell’anticristianesimo quattrocentesco

Daniele Conti
2017-01-01

Abstract

A leggere i commenti ai capitoli dei 'Discorsi' in cui Machiavelli condanna il cristianesimo quale religione inadatta a suscitare la virtù, sembra che tale critica emerga come un caso del tutto eccezionale nel panorama culturale e religioso italiano del primo Cinquecento. A consegnare alla storiografia l’immagine di assoluta novità del giudizio machiavelliano sono stati forse i primi critici di Machiavelli stesso, da Sepúlveda a Osorio a Botero. Ciò ha impedito che si guardasse indietro per cercarne una migliore contestualizzazione. Il presente saggio cercherà di mettere in relazione la posizione di Machiavelli con quella degli accademici romani, il gruppo di umanisti guidati da Pomponio Leto implicati nella congiura del 1468 contro Paolo II. Tra le accuse formulate contro i congiurati, quella di critica del cristianesimo assumeva un ruolo centrale. Questo contributo si propone di riconsiderare l’intera questione attraverso una rilettura della documentazione esistente a partire dal testo, che qui si pubblica per la prima volta, di un’elegia semisconosciuta di Marco Antonio Franceschini, umanista romano e amico di Callimaco Esperiente (Filippo Buonaccorsi). Grazie alla valorizzazione di fonti fino ad ora poco considerate, come il 'De comparatione rei publicae et regni' di Aurelio Lippo Brandolini, non apparirà più così profondo il divario che sembra separare due mondi culturali sulla carta agli antipodi: l’umanesimo dell’Accademia pomponiana e Machiavelli.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Conti, Initium abolendae fidei RSI.pdf

solo utenti autorizzati

Descrizione: Articolo
Tipologia: Versione Editoriale (PDF)
Licenza: Copyright dell'editore
Dimensione 222.25 kB
Formato Adobe PDF
222.25 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11580/107584
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
social impact