Sotto lo pseudonimo di Merlin Cocaio usciva a Venezia nel 1517 un Liber macaronices, poema eroicomico in 17 libri, che narrava le avventure di Baldo. L’autore nascosto dietro questo pseudonimo è il monaco benedettino Teofilo Folengo che scrive in esametri macaronici. Il poema si inscrive nell’ambito della letteratura in lingua macaronica che contava all’epoca operette senza grandi ambizioni. La Macaronea folenghiana è, diversamente, un prodotto molto più elegante e raffinato provvisto di tutto un apparato di glosse attribuite a un certo Aquario Lodola, in omaggio ironico-burlesco alla tradizione. Altre tre redazioni furono pubblicate successivamente: la Toscolanense nel 1521, la Cipadense (senza data, ma probabilmente uscita tra il 1534 e il 1536) e la Vigasio Cocaio, postuma (1552). Esistono varianti importanti tra le quattro versioni che spingono a porre l’attenzione sul carattere in fieri del poema. Di particolare interesse, seguendo il filone di studi sulle varianti, è il problema dei moventi sottostanti alla pubblicazione della Cipadense. Il presente lavoro verte sull’analisi degli ipotesti classici e medievali – di tipo scientifico o poetico – ripresi nei tre libri centrali del Baldus prendendo a riferimento le edizioni Toscolanense e Cipadense. La materia trattata da questi tre libri - che fungono da cerniera tra la prima parte (che narra le avventure terrestri dell’eroe e dei suoi compagni) e la seconda (un avventuroso viaggio per mare che condurrà la brigata a combattere le streghe e i diavoli nell’Inferno) – è rappresetata da un episodio alchemico e da uno astrologico. Queste due edizioni sono le più interessanti, dal mio punto di vista, sia per la loro diversità formale, sia perché mostrano il carattere in fieri del macaroneo folenghiano in due momenti diversi della vita dell’autore. Folengo è un monaco benedettino della Congregazione di Santa Giustina e dal 1525 al 1534 uscirà dal convento per non chiari dissensi con l’ordine. L’opera macaronica è stata vista come eversiva rispetto alla tradizionale cultura monastica, per questo motivo l’edizione Cipadense è stata vista come una palinodia rispetto alla forma dirompente della precedente edizione Toscolanense. Ma dall’analisi compiuta in questo lavoro emerge una situazione molto più complessa, per cui il macaronico viene a configurarsi come una lingua d’arte in cui l’imitazione, la parodia e l’interferenza degli ipotesti giocano lo stesso ruolo della mescidanza linguistica. È evidente che il Folengo che scrive la Cipadense non è più il giovane monaco del 1521, ha fatto altre esperienze, ha viaggiato e incontrato personaggi provenienti da altri ambienti. È evidente che lo spirito di curiosità e il desiderio di conoscenza, che possiamo osservare nei personaggi del Baldus, è lo stesso che anima il Folengo umanista. Il carattere enciclopedico delle opere medievali è presente in entrambe le due digressioni, ma nella Cipadense possiamo notare che l’interferenza tra le fonti sia più sottile e raffinata tanto da tradire maggiormente l’orizzonte di attesa del lettore. Allo stesso modo l’ambivalenza dei luoghi descritti: l’antro protetto da una fata, dove è presente un planetario alchemico; il viaggio per mare che si trasforma in un viaggio nelle sfere celesti, sono entrambi frutto di una fantasia creatrice che si appoggia su una vastissima tradizione scritta. Inoltre, entrambi gli episodi sono condotti da maschere di dubbia moralità che occupano, sulla scena, maggior spazio del protagonista: un erbolatto curatore delle glosse nella Toscolanense (che scompare nella Cipadense), uno zingaro astrologo, un buffone e un trovatore che acquistano sempre maggior spazio nella struttura narrativa della Cipadense. Quello che è certo, è che tutta l’architettura del poema poggia su queste incerte basi, per cui non possiamo essere sicuri di quale sia la vera intenzione di Folengo: quella di rivelarci un sapere nascosto, oppure semplicemente, di prendersi gioco dei modelli libreschi evocati.
Under the pseudonym of Merlin Cocaio, a Liber macaronices, a heroic-comic poem in 17 books, narrating the adventures of Baldo, was published in Venice in 1517. The author hidden behind this pseudonym was the Benedictine monk Theophilus Folengo, who wrote in macaronic hexameters. The poem is inscribed in the sphere of literature in the Macaronic language, which at the time had operettas without great ambitions. The Macaronea folenghiana is, in contrast, a much more elegant and refined product with a whole apparatus of glosses attributed to a certain Aquario Lodola, in ironic-burlesque homage to tradition. Three other editions were published later: the Toscolanense in 1521, the Cipadense (undated, but probably issued between 1534 and 1536) and the Vigasio Cocaio, posthumous (1552). There are important variants between the four versions, prompting attention to the poem's character in fieri. Of particular interest, following the vein of variant studies, is the problem of the underlying motives behind the publication of the Cipadense. The present work focuses on the analysis of the classical and medieval hypothexts - of a scientific or poetic nature - found in the three central books of the Baldus, taking the Toscolanense and Cipadense editions as reference. The subject matter of these three books - which act as a hinge between the first part (which narrates the hero and his companions' terrestrial adventures) and the second (an adventurous sea voyage that will lead the brigade to fight witches and devils in Hell) - is represented by an alchemical episode and an astrological one. These two editions are the most interesting, from my point of view, both because of their formal diversity and because they show the burgeoning character of Folengo's Macaroni in two different moments of the author's life. Folengo was a Benedictine monk of the Congregation of Santa Giustina and from 1525 to 1534 he left the monastery due to unclear disagreements with the order. The Macaronic work was seen as subversive to traditional monastic culture, which is why the Cipadense edition was seen as a palinodia compared to the disruptive form of the earlier Toscolanense edition. But from the analysis performed in this work, a much more complex situation emerges, whereby the Macaronic comes to be configured as a language of art in which imitation, parody and interference of hypotheticals play the same role as linguistic mescidance. It is evident that the Folengo who writes the Cipadense is no longer the young monk of 1521, he has had other experiences, travelled and met people from other backgrounds. It is evident that the spirit of curiosity and desire for knowledge, which we can observe in the characters of the Baldus, is the same that animates the humanist Folengo. The encyclopaedic character of medieval works is present in both digressions, but in the Cipadense we can see that the interference between sources is more subtle and refined to the extent that it betrays more of the reader's horizon of expectation. Similarly, the ambivalence of the places described: the cavern protected by a fairy, where there is an alchemical planetarium; the sea voyage that turns into a voyage into the celestial spheres, are both the result of a creative imagination that relies on a vast written tradition. Moreover, both episodes are led by masks of dubious morality who occupy more space on the scene than the protagonist: a herbolical curator of glosses in the Toscolanense (who disappears in the Cipadense), an astrologer gypsy, a jester and a troubadour who acquire more and more space in the narrative structure of the Cipadense. What is certain is that the entire architecture of the poem rests on these uncertain foundations, so we cannot be sure what Folengo's true intention is: to reveal hidden knowledge to us, or simply, to make fun of the bookish models evoked.
L’ALCHIMIA E L’ASTROLOGIA NEI LIBRI CENTRALI DEL BALDUS DI TEOFILO FOLENGO, TRA LE EDIZIONI TOSCOLANENSE (1521) E CIPADENSE (1535?) / Bartolucci, Fabiola. - (2024 Apr 24).
L’ALCHIMIA E L’ASTROLOGIA NEI LIBRI CENTRALI DEL BALDUS DI TEOFILO FOLENGO, TRA LE EDIZIONI TOSCOLANENSE (1521) E CIPADENSE (1535?)
BARTOLUCCI, Fabiola
2024-04-24
Abstract
Sotto lo pseudonimo di Merlin Cocaio usciva a Venezia nel 1517 un Liber macaronices, poema eroicomico in 17 libri, che narrava le avventure di Baldo. L’autore nascosto dietro questo pseudonimo è il monaco benedettino Teofilo Folengo che scrive in esametri macaronici. Il poema si inscrive nell’ambito della letteratura in lingua macaronica che contava all’epoca operette senza grandi ambizioni. La Macaronea folenghiana è, diversamente, un prodotto molto più elegante e raffinato provvisto di tutto un apparato di glosse attribuite a un certo Aquario Lodola, in omaggio ironico-burlesco alla tradizione. Altre tre redazioni furono pubblicate successivamente: la Toscolanense nel 1521, la Cipadense (senza data, ma probabilmente uscita tra il 1534 e il 1536) e la Vigasio Cocaio, postuma (1552). Esistono varianti importanti tra le quattro versioni che spingono a porre l’attenzione sul carattere in fieri del poema. Di particolare interesse, seguendo il filone di studi sulle varianti, è il problema dei moventi sottostanti alla pubblicazione della Cipadense. Il presente lavoro verte sull’analisi degli ipotesti classici e medievali – di tipo scientifico o poetico – ripresi nei tre libri centrali del Baldus prendendo a riferimento le edizioni Toscolanense e Cipadense. La materia trattata da questi tre libri - che fungono da cerniera tra la prima parte (che narra le avventure terrestri dell’eroe e dei suoi compagni) e la seconda (un avventuroso viaggio per mare che condurrà la brigata a combattere le streghe e i diavoli nell’Inferno) – è rappresetata da un episodio alchemico e da uno astrologico. Queste due edizioni sono le più interessanti, dal mio punto di vista, sia per la loro diversità formale, sia perché mostrano il carattere in fieri del macaroneo folenghiano in due momenti diversi della vita dell’autore. Folengo è un monaco benedettino della Congregazione di Santa Giustina e dal 1525 al 1534 uscirà dal convento per non chiari dissensi con l’ordine. L’opera macaronica è stata vista come eversiva rispetto alla tradizionale cultura monastica, per questo motivo l’edizione Cipadense è stata vista come una palinodia rispetto alla forma dirompente della precedente edizione Toscolanense. Ma dall’analisi compiuta in questo lavoro emerge una situazione molto più complessa, per cui il macaronico viene a configurarsi come una lingua d’arte in cui l’imitazione, la parodia e l’interferenza degli ipotesti giocano lo stesso ruolo della mescidanza linguistica. È evidente che il Folengo che scrive la Cipadense non è più il giovane monaco del 1521, ha fatto altre esperienze, ha viaggiato e incontrato personaggi provenienti da altri ambienti. È evidente che lo spirito di curiosità e il desiderio di conoscenza, che possiamo osservare nei personaggi del Baldus, è lo stesso che anima il Folengo umanista. Il carattere enciclopedico delle opere medievali è presente in entrambe le due digressioni, ma nella Cipadense possiamo notare che l’interferenza tra le fonti sia più sottile e raffinata tanto da tradire maggiormente l’orizzonte di attesa del lettore. Allo stesso modo l’ambivalenza dei luoghi descritti: l’antro protetto da una fata, dove è presente un planetario alchemico; il viaggio per mare che si trasforma in un viaggio nelle sfere celesti, sono entrambi frutto di una fantasia creatrice che si appoggia su una vastissima tradizione scritta. Inoltre, entrambi gli episodi sono condotti da maschere di dubbia moralità che occupano, sulla scena, maggior spazio del protagonista: un erbolatto curatore delle glosse nella Toscolanense (che scompare nella Cipadense), uno zingaro astrologo, un buffone e un trovatore che acquistano sempre maggior spazio nella struttura narrativa della Cipadense. Quello che è certo, è che tutta l’architettura del poema poggia su queste incerte basi, per cui non possiamo essere sicuri di quale sia la vera intenzione di Folengo: quella di rivelarci un sapere nascosto, oppure semplicemente, di prendersi gioco dei modelli libreschi evocati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.