Pur trattandosi di un tema frequentato da anni, negli ultimi mesi, le pagine dei giornali hanno in- crementato le informazioni sulle ondate migratorie dirette verso l’Italia. In particolare ricorrono con maggior dovizia le notizie sui tragici risultati di viaggi verso le coste nazionali con i frequenti naufragi. La pressione del contingente e i ricorrenti fatti di cronaca inducono a osservare l’impor- tante ruolo giocato dalle acque nei movimenti migratori, nel presente come nel passato, quando la meta era prevalentemente rappresentata dal continente americano. Allo stesso modo appare interessante considerare come quella traccia acquatica sia stata plasmata nella finzione letteraria. Il testo si propone quindi di confrontare differenti rappresentazioni di transiti migratori attraver- so le vie d’acqua. A questo scopo sono state selezionate, al fine di giustapporle, quattro narrazioni contemporanee che collocano gli eventi narrati su due differenti e tradizionali rotte migratorie: la traversata oceanica che dall’Europa conduceva all’Argentina – all’epoca delle grandi ondate mi- gratorie del XIX secolo e della prima metà del XX – e le navigazioni che attraversano il Mediter- raneo nel nostro presente, provenendo in prevalenza dal nord Africa. L’attenzione si è appuntata sulle opere di due scrittrici argentine e di altrettanti autori italiani, più precisamente su: El mar que nos trajo (2001) di Griselda Gambaro e Stefano (1997) di Maria Teresa Andruetto – per le prime –, Mare al mattino (2011) di Margaret Mazzantini e In fuga (2015) di Domenico Manzio- ne – per i secondi. In considerazione della tematica ritengo che le teorizzazioni sugli immaginari (Durand) e sulle rêverie dell’acqua (Bachelard) siano un indispensabile riferimento per accostarsi ai testi e possano offrire un valido appoggio per penetrare la rappresentazione dell’acqua in un contesto migratorio.

Vita e morte lungo le vie d’acqua

Ilaria Magnani
2024-01-01

Abstract

Pur trattandosi di un tema frequentato da anni, negli ultimi mesi, le pagine dei giornali hanno in- crementato le informazioni sulle ondate migratorie dirette verso l’Italia. In particolare ricorrono con maggior dovizia le notizie sui tragici risultati di viaggi verso le coste nazionali con i frequenti naufragi. La pressione del contingente e i ricorrenti fatti di cronaca inducono a osservare l’impor- tante ruolo giocato dalle acque nei movimenti migratori, nel presente come nel passato, quando la meta era prevalentemente rappresentata dal continente americano. Allo stesso modo appare interessante considerare come quella traccia acquatica sia stata plasmata nella finzione letteraria. Il testo si propone quindi di confrontare differenti rappresentazioni di transiti migratori attraver- so le vie d’acqua. A questo scopo sono state selezionate, al fine di giustapporle, quattro narrazioni contemporanee che collocano gli eventi narrati su due differenti e tradizionali rotte migratorie: la traversata oceanica che dall’Europa conduceva all’Argentina – all’epoca delle grandi ondate mi- gratorie del XIX secolo e della prima metà del XX – e le navigazioni che attraversano il Mediter- raneo nel nostro presente, provenendo in prevalenza dal nord Africa. L’attenzione si è appuntata sulle opere di due scrittrici argentine e di altrettanti autori italiani, più precisamente su: El mar que nos trajo (2001) di Griselda Gambaro e Stefano (1997) di Maria Teresa Andruetto – per le prime –, Mare al mattino (2011) di Margaret Mazzantini e In fuga (2015) di Domenico Manzio- ne – per i secondi. In considerazione della tematica ritengo che le teorizzazioni sugli immaginari (Durand) e sulle rêverie dell’acqua (Bachelard) siano un indispensabile riferimento per accostarsi ai testi e possano offrire un valido appoggio per penetrare la rappresentazione dell’acqua in un contesto migratorio.
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