Il saggio propone una riflessione sulle potenzialità linguistiche e comunicative della mise en scène televisiva della canzone nella TV degli anni Cinquanta e Sessanta. Grazie alla sua indiscussa centralità nei palinsesti dell’epoca, la canzone divenne il banco di prova di varie sperimentazioni che, rielaborando antiche formule collaudate dalla radio e dal teatro, propiziarono l’invenzione di nuove forme di spettacolo e generi di intrattenimento. La punta di diamante di questo fenomeno è rappresentata da "Biblioteca di Studio Uno", un programma in otto puntate realizzato dalla televisione italiana nel 1964. Grazie all’intermediazione del Quartetto Cetra, protagonista indiscusso di ogni puntata, l’intrattenimento leggero poteva condurre lo spettatore nel luogo che l’immaginario collettivo identifica con il tempio della cultura per eccellenza: la biblioteca. L’analisi delle trasmissioni evidenzia che la vocazione culturale di un programma come "Biblioteca di Studio Uno" travalica i confini della sfera educativa per perseguire un obiettivo, se possibile, più ambizioso: quello di conferire uno statuto di identità a un’enciclopedia del sapere collettivo popolata di frammenti di informazioni e conoscenze eterogenee, di costruire una “biblioteca” ideale in cui il pubblico dell’epoca potesse proiettare non tanto il suo bisogno di conoscere, quanto semmai quello di “riconoscersi”, di trovare un terreno di esperienze condivise. Tale obiettivo viene perseguito attraverso la combinazione di due ingredienti principali: la tecnica della parodia e la canzone musicale. Il travestimento parodico non è solo un’operazione dissacrante, un gioco intellettuale, ma diventa in questo programma uno stimolo a conoscere ri-conoscendo, fino a ricomporre i segmenti di un’enciclopedia virtuale che racchiude il senso, il valore e il sentimento di un’epoca.

Quando la televisione "educava" con la musica. L'esperienza del Quartetto Cetra nella TV degli anni Sessanta

PASTICCI, Susanna
2008-01-01

Abstract

Il saggio propone una riflessione sulle potenzialità linguistiche e comunicative della mise en scène televisiva della canzone nella TV degli anni Cinquanta e Sessanta. Grazie alla sua indiscussa centralità nei palinsesti dell’epoca, la canzone divenne il banco di prova di varie sperimentazioni che, rielaborando antiche formule collaudate dalla radio e dal teatro, propiziarono l’invenzione di nuove forme di spettacolo e generi di intrattenimento. La punta di diamante di questo fenomeno è rappresentata da "Biblioteca di Studio Uno", un programma in otto puntate realizzato dalla televisione italiana nel 1964. Grazie all’intermediazione del Quartetto Cetra, protagonista indiscusso di ogni puntata, l’intrattenimento leggero poteva condurre lo spettatore nel luogo che l’immaginario collettivo identifica con il tempio della cultura per eccellenza: la biblioteca. L’analisi delle trasmissioni evidenzia che la vocazione culturale di un programma come "Biblioteca di Studio Uno" travalica i confini della sfera educativa per perseguire un obiettivo, se possibile, più ambizioso: quello di conferire uno statuto di identità a un’enciclopedia del sapere collettivo popolata di frammenti di informazioni e conoscenze eterogenee, di costruire una “biblioteca” ideale in cui il pubblico dell’epoca potesse proiettare non tanto il suo bisogno di conoscere, quanto semmai quello di “riconoscersi”, di trovare un terreno di esperienze condivise. Tale obiettivo viene perseguito attraverso la combinazione di due ingredienti principali: la tecnica della parodia e la canzone musicale. Il travestimento parodico non è solo un’operazione dissacrante, un gioco intellettuale, ma diventa in questo programma uno stimolo a conoscere ri-conoscendo, fino a ricomporre i segmenti di un’enciclopedia virtuale che racchiude il senso, il valore e il sentimento di un’epoca.
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