Indagine sulla rappresentazione dell’infanzia nella letteratura latina dell’alto medioevo. Mentre nella gran parte dei testi la figura del bambino è fornita di una debole consistenza storica e psicologica e viene delineata in rapporto alla pienezza dell’età adulta, evidenziando le sue caratteristiche di dipendenza e limitatezza, fino a ridurla a un puro strumento narrativo, in alcuni rari casi la peculiare psicologia infantile e l’individulità del bambino ricevono una speciale attenzione, benché ancora distante dai parametri della cultura e della sensibilità attuale. Tra gli autori che maggiormente si distaccano dalla comune mentalità altomedievale che considera il bambino solo in rapporto al suo sviluppo futuro in essere umano adulto, va ricordato Beda il Venerabile, che riconosce alla vita infantile una propria completezza e ai bambini un ruolo indipendente e attivo nella società umana. Tra gli autori e i testi esaminati, si ricordano: Isidoro di Siviglia, Cristiano di Stavelot, il Liber pontificalis ecclesiae Ravennatis di Agnello Ravennate, la Vita sancti Goaris di Wandalberto di Prüm, il poema In honorem Hludowici di Ermoldo Nigello, l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono, il commento al primo libro dei Re attribuito a Pietro di Cava, l’Occupatio di Oddone di Cluny, la Fecunda ratis di Egberto di Liegi, l’Expositio in Matheo di Pascasio Radberto, i Moralia in Iob e i Dialogi di Gregorio Magno, la Collatio Alexandri cum Dindimo, le Historiae di Gregorio di Tours, le Historiae di Rodolfo il Glabro, il Cur Deus homo di Anselmo d’Aosta, il Libellus de nativitate sanctae Mariae attribuito a Pascasio Radberto, il carme Ut quid iubes di Gottescalco, la Sequenza di Rachele («Quid tu, virgo») di Notkero Balbulo, il Modus Liebinc, la Virgiliana continentia di Fulgenzio il Mitografo, i Colloquia di Aelfric Bata, l’Historia ecclesiastica gentis Anglorum di Beda, il Liber de oblatione puerorum di Rabano Mauro.

Infanzia e puerizia nella letteratura latina dell'alto medioevo. Un percorso di lettura

Roberto Gamberini
Investigation
2021-01-01

Abstract

Indagine sulla rappresentazione dell’infanzia nella letteratura latina dell’alto medioevo. Mentre nella gran parte dei testi la figura del bambino è fornita di una debole consistenza storica e psicologica e viene delineata in rapporto alla pienezza dell’età adulta, evidenziando le sue caratteristiche di dipendenza e limitatezza, fino a ridurla a un puro strumento narrativo, in alcuni rari casi la peculiare psicologia infantile e l’individulità del bambino ricevono una speciale attenzione, benché ancora distante dai parametri della cultura e della sensibilità attuale. Tra gli autori che maggiormente si distaccano dalla comune mentalità altomedievale che considera il bambino solo in rapporto al suo sviluppo futuro in essere umano adulto, va ricordato Beda il Venerabile, che riconosce alla vita infantile una propria completezza e ai bambini un ruolo indipendente e attivo nella società umana. Tra gli autori e i testi esaminati, si ricordano: Isidoro di Siviglia, Cristiano di Stavelot, il Liber pontificalis ecclesiae Ravennatis di Agnello Ravennate, la Vita sancti Goaris di Wandalberto di Prüm, il poema In honorem Hludowici di Ermoldo Nigello, l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono, il commento al primo libro dei Re attribuito a Pietro di Cava, l’Occupatio di Oddone di Cluny, la Fecunda ratis di Egberto di Liegi, l’Expositio in Matheo di Pascasio Radberto, i Moralia in Iob e i Dialogi di Gregorio Magno, la Collatio Alexandri cum Dindimo, le Historiae di Gregorio di Tours, le Historiae di Rodolfo il Glabro, il Cur Deus homo di Anselmo d’Aosta, il Libellus de nativitate sanctae Mariae attribuito a Pascasio Radberto, il carme Ut quid iubes di Gottescalco, la Sequenza di Rachele («Quid tu, virgo») di Notkero Balbulo, il Modus Liebinc, la Virgiliana continentia di Fulgenzio il Mitografo, i Colloquia di Aelfric Bata, l’Historia ecclesiastica gentis Anglorum di Beda, il Liber de oblatione puerorum di Rabano Mauro.
2021
978-88-6809-315-0
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