In diversi luoghi della sua vasta produzione filosofico-letteraria, così come nei diari e negli epistolari, Günther Anders si è soffermato sulla questione Auschwitz, a volte affrontandola insieme all’altro evento-limite del Novecento, Hiroshima, a volte come nodo concettuale a sé stante. Intento di questo articolo è quello di collocare uno studio apparentemente marginale rispetto alla tematica della Shoah, come la sua lettura del teatro di Samuel Beckett (contenuta nel primo volume del capolavoro L’uomo è antiquato), all’interno della sua indagine sulla “banalità del male”, e in un confronto serrato con la ben più nota interpretazione di Finale di partita da parte di Adorno. Dalla indagine delle due posizioni la considerazione di Anders sulla opportunità di una estetica post Shoah risulta ben più estrema, più adorniana, di quella dello stesso Adorno. Leggere Beckett dopo Auschwitz si traduce in Anders in un “leggere Beckett” secondo Anders, nel doppio senso del “nach” tedesco.

Günther Anders e lo spettacolo della fine: Beckett ad Auschwitz

Latini Micaela
2017-01-01

Abstract

In diversi luoghi della sua vasta produzione filosofico-letteraria, così come nei diari e negli epistolari, Günther Anders si è soffermato sulla questione Auschwitz, a volte affrontandola insieme all’altro evento-limite del Novecento, Hiroshima, a volte come nodo concettuale a sé stante. Intento di questo articolo è quello di collocare uno studio apparentemente marginale rispetto alla tematica della Shoah, come la sua lettura del teatro di Samuel Beckett (contenuta nel primo volume del capolavoro L’uomo è antiquato), all’interno della sua indagine sulla “banalità del male”, e in un confronto serrato con la ben più nota interpretazione di Finale di partita da parte di Adorno. Dalla indagine delle due posizioni la considerazione di Anders sulla opportunità di una estetica post Shoah risulta ben più estrema, più adorniana, di quella dello stesso Adorno. Leggere Beckett dopo Auschwitz si traduce in Anders in un “leggere Beckett” secondo Anders, nel doppio senso del “nach” tedesco.
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