Alla metà degli anni Novanta, la lingua della narrativa italiana ha compiuto un brusco cambiamento di rotta: dal dominio di una lingua media, poco rilevata stilisticamente, si è passati a una ricerca di effetti linguistici più clamorosi. Puntando di volta in volta ad amplificare lo specifico letterario, ad avvicinarsi maggiormente al parlato (come per il miglior Aldo Nove), a dar prova di virtuosismi funambolici (fra i più bravi: Tiziano Scarpa), ad entrare in concorrenza con i nuovi mezzi di comunicazione (ad esempio Isabella Santacroce nelle prime pagine di Fluo). Rientra in questa tendenza a una marcata espressività anche il rinnovato impiego del dialetto, che può assumere funzioni diverse: dialetto per difetto (come in certi libri di Laura Pariani); dialetto per dispetto (come nella Silvia Ballestra degli esordi); dialetto per diletto (come in Camilleri); dialetto per idioletto (come nel Guccini narratore). Lingua ipermedia è la definizione coniata per descrivere questa specifica evoluzione dello stile “difficile” o “complesso” nel decennio che va dal 1993 al 2002. Una definizione che contiene in sé vari aspetti: l’idea dell’eccesso, dell’oltranzismo; l’idea di una lingua di secondo grado, di un’espressione che è sempre al quadrato e dunque implicitamente e universalmente “citata”; il rapporto stretto con i media intesi come mezzi di comunicazione di massa; l’aspetto mescidato e plurisensoriale; l’ambiguo rapporto con la lingua media: a volte rifiutata, a volte distorta, a volte amplificata, a volte accolta tra polemiche e invisibili virgolette. Il tutto inquadrato in un contesto nel quale, con l’affermarsi del cosiddetto “postmoderno”, cade anche in letteratura la tradizionale opposizione tra realismo e sperimentalismo, tra mimetismo ed espressionismo, tra naturalezza e artificio (tra verità e finzione). E alla riflessione succede la rifrazione: filtrati attraverso lo sguardo dell’autore, i tratti del reale vengono inevitabilmente deformati; le linee si spezzano, i profili si alterano, la realtà esterna assume un’altra angolazione, nei casi migliori un’angolazione critica. Sta a chi legge cogliere le piccole deviazioni; e dunque i toni, gli accenti, le sfumature. Ma come fare per individuarli? quali strumenti utilizzare? a quali aspetti espressivi guardare? come giudicarne l’efficacia? sulla base di quali modelli? Domande a cui si tenta di dare una risposta nei primi quattro capitoli del libro, tutti di natura teorico-metodologica: La lingua biforcuta della narrativa postmoderna; Il parlato e l’italiano medio; Standard linguistico e standard stilistico; Finzioni e funzioni. Tra le recensioni (leggibili online alla pagina www.mannieditori.it/libro/lingua-ipermedia): - 23/09/2006 Tuttolibri - La Stampa Trasgressivi? No, solo di moda, di Andrea Cortellessa - 15/10/2006 Il Sole 24 Ore Scrittori d'Italia, che lingua parlate?, di Lorenzo Tomasin - 16/12/2006 www.treccani.it Se la narrativa italiana ama il... cazzeggio. Nella babele della lingua ipermedia, di Silverio Novelli - 06/02/2007 Stilos L'autore è elementare, di Paolo Di Paolo - 15/02/2007 L'Espresso Quattro modi di dire dialetto, di Enzo Golino - 01/03/2007 L'Indice Più che parlato, di Paolo Zublena - 31/10/2007 www.italica.rai.it Harvard Diary, di Francesco Erspamer Per le citazioni, vd. almeno Google Scholar.

Lingua ipermedia. La parola di scrittore oggi in Italia

ANTONELLI, Giuseppe
2006-01-01

Abstract

Alla metà degli anni Novanta, la lingua della narrativa italiana ha compiuto un brusco cambiamento di rotta: dal dominio di una lingua media, poco rilevata stilisticamente, si è passati a una ricerca di effetti linguistici più clamorosi. Puntando di volta in volta ad amplificare lo specifico letterario, ad avvicinarsi maggiormente al parlato (come per il miglior Aldo Nove), a dar prova di virtuosismi funambolici (fra i più bravi: Tiziano Scarpa), ad entrare in concorrenza con i nuovi mezzi di comunicazione (ad esempio Isabella Santacroce nelle prime pagine di Fluo). Rientra in questa tendenza a una marcata espressività anche il rinnovato impiego del dialetto, che può assumere funzioni diverse: dialetto per difetto (come in certi libri di Laura Pariani); dialetto per dispetto (come nella Silvia Ballestra degli esordi); dialetto per diletto (come in Camilleri); dialetto per idioletto (come nel Guccini narratore). Lingua ipermedia è la definizione coniata per descrivere questa specifica evoluzione dello stile “difficile” o “complesso” nel decennio che va dal 1993 al 2002. Una definizione che contiene in sé vari aspetti: l’idea dell’eccesso, dell’oltranzismo; l’idea di una lingua di secondo grado, di un’espressione che è sempre al quadrato e dunque implicitamente e universalmente “citata”; il rapporto stretto con i media intesi come mezzi di comunicazione di massa; l’aspetto mescidato e plurisensoriale; l’ambiguo rapporto con la lingua media: a volte rifiutata, a volte distorta, a volte amplificata, a volte accolta tra polemiche e invisibili virgolette. Il tutto inquadrato in un contesto nel quale, con l’affermarsi del cosiddetto “postmoderno”, cade anche in letteratura la tradizionale opposizione tra realismo e sperimentalismo, tra mimetismo ed espressionismo, tra naturalezza e artificio (tra verità e finzione). E alla riflessione succede la rifrazione: filtrati attraverso lo sguardo dell’autore, i tratti del reale vengono inevitabilmente deformati; le linee si spezzano, i profili si alterano, la realtà esterna assume un’altra angolazione, nei casi migliori un’angolazione critica. Sta a chi legge cogliere le piccole deviazioni; e dunque i toni, gli accenti, le sfumature. Ma come fare per individuarli? quali strumenti utilizzare? a quali aspetti espressivi guardare? come giudicarne l’efficacia? sulla base di quali modelli? Domande a cui si tenta di dare una risposta nei primi quattro capitoli del libro, tutti di natura teorico-metodologica: La lingua biforcuta della narrativa postmoderna; Il parlato e l’italiano medio; Standard linguistico e standard stilistico; Finzioni e funzioni. Tra le recensioni (leggibili online alla pagina www.mannieditori.it/libro/lingua-ipermedia): - 23/09/2006 Tuttolibri - La Stampa Trasgressivi? No, solo di moda, di Andrea Cortellessa - 15/10/2006 Il Sole 24 Ore Scrittori d'Italia, che lingua parlate?, di Lorenzo Tomasin - 16/12/2006 www.treccani.it Se la narrativa italiana ama il... cazzeggio. Nella babele della lingua ipermedia, di Silverio Novelli - 06/02/2007 Stilos L'autore è elementare, di Paolo Di Paolo - 15/02/2007 L'Espresso Quattro modi di dire dialetto, di Enzo Golino - 01/03/2007 L'Indice Più che parlato, di Paolo Zublena - 31/10/2007 www.italica.rai.it Harvard Diary, di Francesco Erspamer Per le citazioni, vd. almeno Google Scholar.
2006
9788881767731
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