ll saggio prende le mosse dagli ultimi noti eventi (il protocollo del maggio 2013, la sentenza della Corte costituzionale n. 231/2013 e, più di recente, il Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014) che hanno interessato il tema della rappresentatività sindacale in Italia, al fine di desumerne possibili effetti e linee di sviluppo in relazione al modello del sindacato comparativamente più rappresentativo, che continua a essere diffusamente utilizzato dal legislatore. In una tale prospettiva di indagine, l’autore ripercorre alcune delle questioni ritenute più direttamente legate alla tenuta sistemica del parametro, come quella relativa alla sua compatibilità costituzionale, nonché alla sua decifrabilità, come quella dei criteri di selezione degli agenti contrattuali. Successivamente le acquisizioni su questo ultimo profilo vengono poste in parte a vaglio critico e al con- tempo si propone di utilizzare i criteri dettati dal protocollo del 2013 in tema di misurazione della rappresentatività a fini contrattuali anche per decodificare il modello del sindacato comparativamente più rappresentativo. Infine, l’A. svolge alcune considerazioni de iure condendo con riguardo al possibile ruolo del parametro nella pro- spettiva di una riscrittura delle regole sulla titolarità dei diritti sindacali in azienda da parte del legislatore, attribuendo la suddetta titolarità alle sigle sindacali in possesso di rappresentatività comparata a livello aziendale.

Il modello del sindacato comparativamente più rappresentativo nell’evoluzione delle relazioni sindacali

PASSALACQUA, Pasquale
2014-01-01

Abstract

ll saggio prende le mosse dagli ultimi noti eventi (il protocollo del maggio 2013, la sentenza della Corte costituzionale n. 231/2013 e, più di recente, il Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014) che hanno interessato il tema della rappresentatività sindacale in Italia, al fine di desumerne possibili effetti e linee di sviluppo in relazione al modello del sindacato comparativamente più rappresentativo, che continua a essere diffusamente utilizzato dal legislatore. In una tale prospettiva di indagine, l’autore ripercorre alcune delle questioni ritenute più direttamente legate alla tenuta sistemica del parametro, come quella relativa alla sua compatibilità costituzionale, nonché alla sua decifrabilità, come quella dei criteri di selezione degli agenti contrattuali. Successivamente le acquisizioni su questo ultimo profilo vengono poste in parte a vaglio critico e al con- tempo si propone di utilizzare i criteri dettati dal protocollo del 2013 in tema di misurazione della rappresentatività a fini contrattuali anche per decodificare il modello del sindacato comparativamente più rappresentativo. Infine, l’A. svolge alcune considerazioni de iure condendo con riguardo al possibile ruolo del parametro nella pro- spettiva di una riscrittura delle regole sulla titolarità dei diritti sindacali in azienda da parte del legislatore, attribuendo la suddetta titolarità alle sigle sindacali in possesso di rappresentatività comparata a livello aziendale.
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