La fede religiosa che alimenta l’universo creativo di molti compositori del XX secolo è spesso una presenza riposta, problematica e sofferta, che appartiene alla sfera privatissima della spiritualità individuale; questo non significa, tuttavia, che la religiosità di un musicista debba essere necessariamente interpretata come un semplice dato biografico, destinato a non esercitare alcun peso sulle sue scelte artistiche. In molti casi, infatti, più che sul piano dell’espressione di "contenuti" religiosi, il rapporto con la dimensione del trascendente si stabilisce a un livello puramente formale, attivando una simbologia profondamente radicata nella sostanza poetica della creazione. In questa prospettiva, il caso di Igor Stravinskij risulta di particolare interesse: anche se la sua produzione di musica sacra si concentra nell’ultimo periodo della sua attività compositiva, possiamo ipotizzare che la questione della fede religiosa abbia inciso in modo determinante sulle sue scelte creative fin dagli anni Venti, quando il compositore inizia un difficile percorso di rimodulazione del suo stile avvicinandosi alla poetica del neoclassicismo. L’obiettivo di questo intervento non è tanto verificare se la riscoperta delle fede può aver esercitato un qualche effetto balsamico sull’uomo-artista in preda a una profonda crisi di identità stilistica; ma quello, semmai, di stabilire in che misura certi aspetti simbolici della religione ortodossa e della teologia delle icone possano aver inciso sull’artigianato formale di Stravinskij, che progressivamente si orienta verso una concezione ontologica del tempo musicale, una ricerca di chiarezza, oggettività, controllo delle emozioni, e verso un’articolazione della forma regolata da un accorto dosaggio delle proporzioni.

La presenza della fede nell'universo creativo di Igor Stravinskij

PASTICCI, Susanna
2013-01-01

Abstract

La fede religiosa che alimenta l’universo creativo di molti compositori del XX secolo è spesso una presenza riposta, problematica e sofferta, che appartiene alla sfera privatissima della spiritualità individuale; questo non significa, tuttavia, che la religiosità di un musicista debba essere necessariamente interpretata come un semplice dato biografico, destinato a non esercitare alcun peso sulle sue scelte artistiche. In molti casi, infatti, più che sul piano dell’espressione di "contenuti" religiosi, il rapporto con la dimensione del trascendente si stabilisce a un livello puramente formale, attivando una simbologia profondamente radicata nella sostanza poetica della creazione. In questa prospettiva, il caso di Igor Stravinskij risulta di particolare interesse: anche se la sua produzione di musica sacra si concentra nell’ultimo periodo della sua attività compositiva, possiamo ipotizzare che la questione della fede religiosa abbia inciso in modo determinante sulle sue scelte creative fin dagli anni Venti, quando il compositore inizia un difficile percorso di rimodulazione del suo stile avvicinandosi alla poetica del neoclassicismo. L’obiettivo di questo intervento non è tanto verificare se la riscoperta delle fede può aver esercitato un qualche effetto balsamico sull’uomo-artista in preda a una profonda crisi di identità stilistica; ma quello, semmai, di stabilire in che misura certi aspetti simbolici della religione ortodossa e della teologia delle icone possano aver inciso sull’artigianato formale di Stravinskij, che progressivamente si orienta verso una concezione ontologica del tempo musicale, una ricerca di chiarezza, oggettività, controllo delle emozioni, e verso un’articolazione della forma regolata da un accorto dosaggio delle proporzioni.
2013
9788820989910
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