Nell’articolo si propongono alcune riflessioni sugli enunciati, fissati nel corso del dibattito europeo intorno all’editoria pirata fra Sette e Ottocento da filosofi e giuristi nei riguardi del paradigma dell’autore proprietario di un’opera intellettuale. Il contributo ha inteso indagare ambiguità semantiche e aporie teoriche della figura dell’autore, disseminato fin dall’origine nelle stesse fonti romanistiche fra i significati più svariati di garante di atti negoziali, autore politico (fondatore di città), autorità della scienza, etc, ambientato poi da Kant in uno spazio plurale del talento, occupato dall’editore, dal libro e dal pubblico dei lettori. Si tratta in primo luogo della sua stessa raffigurazione proprietaria, fuori dalla tradizione romanistica, la proprietà intellettuale non ha ad oggetto una res, ed è ‘a scadenza’, per cui la fissazione del termine, dopo il quale cade nel dominio pubblico è consegnata esclusivamente alla volontà del legislatore ed è sottratta a quella del proprietario. Da qui, con Fichte, il tentativo di far fluire il processo creativo nei confini sicuri del concetto di forma per mettere al riparo l’opera originale da plagi e contraffazioni, in senso lato copie non autorizzate, accostate ai crimini del furto e della rapina. Al tempo stesso Fichte prevedeva alcune eccezioni alla regola intangibile della forma proprietaria dei pensieri dell’autore, irriproducibile e intangibile da altri. Nel presente contributo si esamina in particolare il caso paradigmatico delle citazioni nelle quali un soggetto si “impadronisce realmente” di alcuni passaggi del testo originario di un autore inserendoli nel proprio, in nome di un contratto tacito e obbedendo ai criteri della pertinenza, della speciale necessità e della ragionevole lunghezza della citazione, condizioni e limiti, come si può vedere, affidati interamente ad una relazione etica e “negoziale”. Attingendo anche a cospicui indizi tratti dall’iconografia e dalle arti visive, che hanno rappresentato la figura dell’autore proprietario, il saggio segnala pertanto il suo permanente statuto d’eccezione, fino agli esiti della contemporaneità dove il rapporto fra originale e copia sembra capovolgersi, a favore della copia e del remix.

Paura di copiare. Derive e stati di eccezione dell'autore proprietario

BENEDUCE, Pasquale
2013-01-01

Abstract

Nell’articolo si propongono alcune riflessioni sugli enunciati, fissati nel corso del dibattito europeo intorno all’editoria pirata fra Sette e Ottocento da filosofi e giuristi nei riguardi del paradigma dell’autore proprietario di un’opera intellettuale. Il contributo ha inteso indagare ambiguità semantiche e aporie teoriche della figura dell’autore, disseminato fin dall’origine nelle stesse fonti romanistiche fra i significati più svariati di garante di atti negoziali, autore politico (fondatore di città), autorità della scienza, etc, ambientato poi da Kant in uno spazio plurale del talento, occupato dall’editore, dal libro e dal pubblico dei lettori. Si tratta in primo luogo della sua stessa raffigurazione proprietaria, fuori dalla tradizione romanistica, la proprietà intellettuale non ha ad oggetto una res, ed è ‘a scadenza’, per cui la fissazione del termine, dopo il quale cade nel dominio pubblico è consegnata esclusivamente alla volontà del legislatore ed è sottratta a quella del proprietario. Da qui, con Fichte, il tentativo di far fluire il processo creativo nei confini sicuri del concetto di forma per mettere al riparo l’opera originale da plagi e contraffazioni, in senso lato copie non autorizzate, accostate ai crimini del furto e della rapina. Al tempo stesso Fichte prevedeva alcune eccezioni alla regola intangibile della forma proprietaria dei pensieri dell’autore, irriproducibile e intangibile da altri. Nel presente contributo si esamina in particolare il caso paradigmatico delle citazioni nelle quali un soggetto si “impadronisce realmente” di alcuni passaggi del testo originario di un autore inserendoli nel proprio, in nome di un contratto tacito e obbedendo ai criteri della pertinenza, della speciale necessità e della ragionevole lunghezza della citazione, condizioni e limiti, come si può vedere, affidati interamente ad una relazione etica e “negoziale”. Attingendo anche a cospicui indizi tratti dall’iconografia e dalle arti visive, che hanno rappresentato la figura dell’autore proprietario, il saggio segnala pertanto il suo permanente statuto d’eccezione, fino agli esiti della contemporaneità dove il rapporto fra originale e copia sembra capovolgersi, a favore della copia e del remix.
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