Il contributo propone una serie di riflessioni preliminari e propedeutiche a una futura analisi dei contesti produttivi e di consumo della canzone partenopea degli anni Cinquanta/Settanta, nella transmedialità fra radio, televisione, cinema e rotocalchi. In tale intento s’imbatte in due lacune storiografiche. La prima relativa alla storia dell’industria culturale italiana, sulla quale non è stata ancora condotta – in maniera esaustiva, sistematica e sistemica – un’indagine storica contestualizzata nei trend economico-culturali internazionali. E che, soprattutto, è stata più comunemente indagata come “luogo di produzione dell’ideologia” e “appendice della politica”, che come comparto di un sistema industriale. La seconda, relativa al “fenomeno Lauro” nel suo complesso e, in particolare, all’investimento laurino sulle canzoni, sulle Piedigrotta, sul Festival di Napoli, inquadrate in un’ipotesi di rilancio dell’industria turistica napoletana e in un più complessivo progetto di “industrializzazione leggera”. Le due lacune storiografiche, allora, sembrano egualmente da ascrivere a un’unica lacuna critico-categoriale che ha impedito di individuare nell’industria culturale un comparto economico e produttivo, ma anche una direttrice di organizzazione del lavoro, di modi di produzione, e di figure sociali, ‘nuovi’.

Canta Napoli! Napoli transmediale! La canzone napoletana nell’Italia del miracolo economico e nella Napoli laurina.

Stazio, Marialuisa
2013-01-01

Abstract

Il contributo propone una serie di riflessioni preliminari e propedeutiche a una futura analisi dei contesti produttivi e di consumo della canzone partenopea degli anni Cinquanta/Settanta, nella transmedialità fra radio, televisione, cinema e rotocalchi. In tale intento s’imbatte in due lacune storiografiche. La prima relativa alla storia dell’industria culturale italiana, sulla quale non è stata ancora condotta – in maniera esaustiva, sistematica e sistemica – un’indagine storica contestualizzata nei trend economico-culturali internazionali. E che, soprattutto, è stata più comunemente indagata come “luogo di produzione dell’ideologia” e “appendice della politica”, che come comparto di un sistema industriale. La seconda, relativa al “fenomeno Lauro” nel suo complesso e, in particolare, all’investimento laurino sulle canzoni, sulle Piedigrotta, sul Festival di Napoli, inquadrate in un’ipotesi di rilancio dell’industria turistica napoletana e in un più complessivo progetto di “industrializzazione leggera”. Le due lacune storiografiche, allora, sembrano egualmente da ascrivere a un’unica lacuna critico-categoriale che ha impedito di individuare nell’industria culturale un comparto economico e produttivo, ma anche una direttrice di organizzazione del lavoro, di modi di produzione, e di figure sociali, ‘nuovi’.
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