Oltre quindici anni fa, Ien Ang – criticando le posizioni teoriche che sottolineavano «uncertainty, ambiguity, the chaos that emanates from institutionalization of infinite semiosis» – chiedeva: «how are power relations organized in a global village where everybody is free and yet bounded?». Le successive affermazioni del Web e del Web 2.0, hanno spostato i termini della questione, ma la possibilità di imbrigliare e aggiogare (to harness) l’intelligenza collettiva presuppone sicuramente un’immensa accumulazione di operazioni individuali e socializzate di creazione di significato, che si traducono in creazione di valore per il profitto di pochi. Il paper avanza una ipotesi centrata sui nessi fra produzione di senso e produzione del valore in una dinamica comunicativa dove la produzione culturale industriale ha introdotto elementi concepiti e prodotti per essere merci, per vendere merci, per aggregare/segmentare “merce audience” (Smythe, 1977). Pertanto, le «relazioni di potere» si rinsaldano, sotto forma di double bind, proprio nel “consumo produttivo” che – mentre partecipa dell’attività di “costruzione sociale del mondo” che ci impegna quotidianamente e intersoggettivamente ed è parte costitutiva del nostro essere umani – sostanzia e valorizza la produzione culturale industriale, perché ne coproduce senso e valore.

Double Bind – Libertà, vincoli e relazioni di potere nel “villaggio globale”

STAZIO, Marialuisa
2012-01-01

Abstract

Oltre quindici anni fa, Ien Ang – criticando le posizioni teoriche che sottolineavano «uncertainty, ambiguity, the chaos that emanates from institutionalization of infinite semiosis» – chiedeva: «how are power relations organized in a global village where everybody is free and yet bounded?». Le successive affermazioni del Web e del Web 2.0, hanno spostato i termini della questione, ma la possibilità di imbrigliare e aggiogare (to harness) l’intelligenza collettiva presuppone sicuramente un’immensa accumulazione di operazioni individuali e socializzate di creazione di significato, che si traducono in creazione di valore per il profitto di pochi. Il paper avanza una ipotesi centrata sui nessi fra produzione di senso e produzione del valore in una dinamica comunicativa dove la produzione culturale industriale ha introdotto elementi concepiti e prodotti per essere merci, per vendere merci, per aggregare/segmentare “merce audience” (Smythe, 1977). Pertanto, le «relazioni di potere» si rinsaldano, sotto forma di double bind, proprio nel “consumo produttivo” che – mentre partecipa dell’attività di “costruzione sociale del mondo” che ci impegna quotidianamente e intersoggettivamente ed è parte costitutiva del nostro essere umani – sostanzia e valorizza la produzione culturale industriale, perché ne coproduce senso e valore.
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